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Laura, una ragazza che sta facendo il percorso con me, un giorno mi ha detto: “Ho sempre combattuto, ho sempre lottato contro le difficoltà, contro le mie difficoltà, contro me stessa che mi autosaboto. Ho sempre lottato nella vita in generale e adesso non lo sto più facendo. Sento questa sensazione di resa e non mi piace, ma non riesco più a lottare. È giusto? È sbagliato? Cosa ne pensi? Perché mi sto arrendendo?” Io la guardo e le dico: “Per fortuna! Era ora!”
Arrendersi, ma non nel senso che pensate tutti, cioè mi arrendo, mi piango addosso e non faccio niente. Non è quello il concetto di resa. Arrendersi alla vita significa fluire con essa, iniziare a vivere anziché sopravvivere. Arrendersi all’essere significa lasciarlo fluire e manifestare ciò che siamo davvero. Questa è la resa, ed è qualcosa di meraviglioso.
Pensateci: cos’è che non è arreso a se stesso in questo universo, su questo pianeta, nella natura? Tutto è arreso a se stesso. Infatti, la natura si espande meravigliosamente in mille forme diverse, è armoniosa, si espande, è rigogliosa. Questa è la resa: arrendersi all’essere, lasciarlo fluire e quindi manifestare.
Immaginate una piccola fonte d’acqua che diventa un ruscello, che poi diventa un piccolo torrente, che a sua volta diventa un fiume, e infine un mare. L’acqua si arrende a se stessa e, arrendendosi, si trasforma. Questa è la resa: lasciare andare tutti quegli attaccamenti, tutte quelle forme pensiero che vi tengono prigionieri di voi stessi. Lasciare andare tutto quello che credete di voi stessi e delle cose, tutte quelle illusioni che vi fanno vedere la vita attraverso un filtro che non ha nulla a che fare con la realtà, con la meraviglia che siete.
La resa è arrendersi alla meraviglia che avete dentro, che scorre attraverso di voi. Arrendendosi, questa meraviglia inizia a fluire attraverso voi e si manifesta all’esterno. Pensate a un seme di pesco: dentro di esso è già contenuta l’abbondanza di pesche, ma per manifestarsi, il pesco ha bisogno di questa resa, di lasciar fluire l’energia affinché quel seme diventi un pesco. Questa è la resa.
Nel momento in cui ci arrendiamo e smettiamo di combattere contro la vita, perché fino a quando combattiamo contro la vita, contro ciò che succede, contro noi stessi, la vita continuerà a darci situazioni affinché capiamo che dobbiamo arrenderci alla meraviglia che siamo. Spogliamoci di quelle forme pensiero e di quei condizionamenti per ritrovare la meraviglia che scorre attraverso di noi. Quell’amore, quell’abbondanza, quella gioia, quella gratitudine, quella meraviglia che ci scorre dentro. Abbandoniamoci a tutto questo e lasciamolo fluire, affinché si possa manifestare nella nostra vita in tutte le sue aree in modo meraviglioso.
Questa è la resa: arrendersi alla propria essenza, arrendersi alla vita. Ed è proprio arrendendoci alla vita che iniziamo a vivere e a manifestare la meraviglia dentro e fuori di noi.
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